C’era una volta,
tanto tempo fa, un piccolo troll (in realtà era gigante ma era ancora un
cucciolo) di nome Ginogino, che viveva in un castello, tutto ricoperto di
pietre preziose.
Ginogino sognava di esplorare il mondo ma
era costretto a rimanere rinchiuso nel suo castello perché i troll erano odiati
e temuti da tutti.
Sebbene appartenesse ad una famiglia di
troll buoni la gente non si fidava e fuori dalle mura del castello la sua vita
era in grave pericolo.
Un giorno Ginogino fuggì dal castello, di nascosto, senza avvisare i genitori, che dormivano profondamente. Lungo il cammino incontrò un uomo che voleva catturarlo ma era spaventato dalla sua stazza. L’uomo, molto astuto, pensò di proporre al troll un delizioso tacchino arrosto (cibaria di cui tutti i troll sono golosi).
Ginogino accettò la proposta senza battere
ciglio e seguì l’uomo.
Giunti a casa l’uomo si mise a preparare
il tacchino che riempì di sonnifero.
Al primo boccone Ginogino cadde in un
sonno profondo e l’uomo fece calare dall’alto una robusta gabbia usando il suo
drone giocattolo.
Nel frattempo i genitori di Ginogino si erano
svegliati scoprendo che il figlioletto era fuggito. Avevano seguito le sue orme
fino al ponte levatoio ma poi si erano fermati perché nessun troll adulto osava
varcare il ponte.
Così i genitori promisero una lauta
ricompensa a colui che avesse riportato Ginogino sano e salvo al castello.
Un cavaliere di un villaggio vicino si
offrì volontario e partì subito.
L’uomo che aveva imprigionato Ginogino
venne a sapere del cavaliere e decise di preparare una trappola per lui: un
potente cannone avrebbe disorientato il cavallo, mettendolo in fuga.
Ma l’uomo non sapeva che il cavallo di
Ginogino era sordo dalla nascita.
Superato il cannone, che non sortì gli
effetti desiderati, il cavaliere incontrò un nanetto che gli promise in dono una
bussola magica capace di guidare il suo possessore nel luogo desiderato. Per ottenerla
però il cavaliere avrebbe dovuto uccidere l’aquila dalle tre teste, che
opprimeva da anni il villaggio dei nani.
Il cavaliere decise di usare tre insetti
avvelenati che aveva in tasca. Erano scarabei e riflettevano la luce del sole.
L’aquila fu subito attratta dall’esca. Ogni testa mangiò un insetto e l’aquila
morì. Come pattuito il nanetto consegnò la bussola al cavaliere che riuscì così
ad individuare la casa del rapitore di Ginogino che nel frattempo, per non
destare sospetti, si era travestito da vecchietto.
Nella fretta tuttavia l’uomo si era messo
male la parrucca: cosa di cui si accorse il cavallo che emettendo un soffio
potente dalle froge smascherò il birbante. Spinta dal soffio la parrucca volò
via ed andò a finire sul drone giocattolo che si accese sollevando la gabbia e
trasferendola da Ginogino al suo rapitore.
Ginogino per il trambusto si svegliò e
vide il cavaliere sorridente e il suo rapitore chiuso in gabbia, per nulla
sorridente.
A quel punto capì tutto: corse dal cavaliere
e lo abbracciò un po’ troppo forte.
Il cavaliere lo mise sul suo cavallo - che
non era per niente felice della cosa - e lo portò al castello.
Nonostante le premesse, lungo la strada,
il cavallo ed il troll divennero amici.
I genitori affacciati alla finestra del
castello videro increduli il loro amato figlio che chiacchierava amabilmente
con un cavallo.
Ansiosi di riabbracciarlo fecero una corda
con le lenzuola e si calarono dal balcone, perché l’ascensore era guasto.
Diedero un milione di trollini (moneta
locale) al cavaliere, che divenne milionario e sposò la figlia del re del
villaggio.
Ginogino, dopo un piccolo rimprovero, fu
abbracciato a lungo dai genitori che capirono il bisogno del figlio di
esplorare il mondo e gli consentirono di partire per una crociera alle
Trollwaii insieme al suo nuovo amico cavallo.
E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI